Per la prima volta da quasi vent’anni, il mondo produrrà meno di 3 milioni di tonnellate di olio d’oliva, secondo le stime del Consiglio oleicolo internazionale. In particolare nella campagna 2022/23 la produzione dovrebbe attestarsi a poco più di 2,7 milioni di tonnellate, rispetto alle 3,4 milioni di tonnellate dell’annata precedente. La produzione media dell’ultimo quinquennio è stata di 3,14 milioni di tonnellate.
Gli otto principali Paesi produttori dell'Unione Europea produrranno complessivamente 1,50 milioni di tonnellate di olio d'oliva, ben al di sotto dei 2,27 milioni di tonnellate dello scorso anno e dei 2,17 milioni di tonnellate della media dell'ultimo mezzo decennio.
È anche questo il motivo per cui i prezzi degli oli di oliva in tutte le piazze principali, Jaen (Spagna), Bari (Italia) e Chania (Grecia), sono molto alti. In Andalusia hanno raggiunto vette mai toccate prima, abbondantemente sopra i 5 euro/kg, rispetto a una media di poco superiore a 3 euro/kg negli ultimi 5 anni, con punte fino a 5,6 euro/kg. La produzione di olio di oliva in Spagna è infatti tornata ai livelli del 2012/13, a poco più di 700 mila tonnellate.
In Italia, tradizionalmente il secondo produttore mondiale, si prevede che i raccolti scenderanno a 235.000 tonnellate, il minimo dal 2018/19.
Unico dato significativo in controtendenza è quello greco. I produttori greci hanno festeggiato il raccolto più fruttuoso dal 2006/07, per 350.000 tonnellate di olio d'oliva previste, nettamente superiore alla media quinquennale di 262.000 tonnellate.
Anche Croazia, Cipro e Slovenia hanno registrato un modesto aumento della produzione, ma insieme hanno prodotto solo 11.200 tonnellate di olio d'oliva. Dopo l’exploit del 2021/22, invece, in Portogallo, la produzione è in diminuzione a 125.000 tonnellate.
La Turchia è diventata il secondo produttore mondiale di olio d'oliva dopo un raccolto record di 380.000 tonnellate. Anche se leggermente inferiore alle 400.000 tonnellate inizialmente stimate, i funzionari rimangono ottimisti sul fatto che la produzione continuerà ad aumentare man mano che gli alberi piantati da più di dieci anni entreranno in produzione.
La produzione è diminuita in Tunisia e Marocco, entrambi i Paesi hanno investito nella modernizzazione delle tecniche agricole e nella coltivazione dell’olivo. Il COI prevede che quest'anno i raccolti in Tunisia scenderanno a 180.000 tonnellate, il 43% in meno rispetto alla media quinquennale, mentre in Marocco la produzione è scesa a 156.000 tonnellate, con un calo dell'8%. Nel frattempo, i produttori algerini hanno registrato un calo più moderato di quanto inizialmente previsto, con una produzione scesa a 81.000 tonnellate.
Al di fuori del bacino del Mediterraneo, anche la produzione in Iran e in Cina è aumentata in modo significativo. Pur non avendo prodotto quanto inizialmente previsto, l'Iran ha registrato un record di 12.500 tonnellate di olio d'oliva. Anche la Cina ha prodotto un record di 8.500 tonnellate di olio d'oliva.
Il COI stima che gli Stati Uniti produrranno 15.000 tonnellate di olio d'oliva.
Non mancheremo certo di discutere di queste tematiche nel contesto di Sol&Agrifood 2023. Il settore olivicolo sembra stia cambiando assetti a livello globale, probabilmente anche a causa di contesti climatici e antropici, perciò sarà una sfida prevedere gli andamenti dei prossimi anni.
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